È fallito l’ennesimo tentativo della Lega di introdurre il terzo mandato dei presidenti di regione
E non c’è più tempo per provarci prima delle elezioni: Zaia quindi non si potrà ricandidare in Veneto

È fallito l’ultimo tentativo della Lega di introdurre la possibilità di un terzo mandato consecutivo per i presidenti di regione. Ci stava provando attraverso un emendamento a un disegno di legge che riguarda la composizione dei consigli regionali, ma l’emendamento non è passato alla commissione Affari costituzionali del Senato. I voti a favore sono stati soltanto cinque (oltre alla Lega anche quelli di Italia Viva e del rappresentante delle Autonomie), i contrari invece quindici: la maggioranza che sostiene il governo si è dunque divisa.
Quello del terzo mandato è stato uno dei temi politici più dibattuti degli ultimi mesi. La Lega ci teneva a introdurlo perché alla prossima tornata ne avrebbe potuto beneficiare un presidente leghista, cioè il veneto Luca Zaia, che in verità è già al suo terzo mandato consecutivo (ma ne vengono considerati “validi” solo due, perché in Veneto la legge sul limite dei mandati venne applicata nel 2015, dopo il suo primo mandato). Il resto della coalizione di destra però non è mai stato entusiasta di questa proposta, e infatti questa è la quinta volta che l’emendamento viene presentato dalla Lega in diversi disegni di legge, e poi bocciato in commissione.
Stavolta però non c’è più tempo per presentarlo altre volte prima delle elezioni regionali, che dovrebbero svolgersi a ottobre: quindi Zaia non si potrà candidare, così come i presidenti di Campania e Puglia, Vincenzo De Luca e Michele Emiliano, entrambi del PD.
Nelle ultime settimane c’erano stati dei segnali che avevano fatto sperare alla Lega di poter ottenere il sostegno di Fratelli d’Italia, che era sempre stata contraria. Il 5 giugno Giovanni Donzelli, uno dei più importanti dirigenti del partito di Giorgia Meloni, aveva detto che loro erano disponibili a valutare il terzo mandato, se i presidenti di regione lo avessero formalmente chiesto al governo. Martedì scorso poi Alberto Balboni, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, sempre di Fratelli d’Italia, aveva inaspettatamente accolto la richiesta della Lega di rimandare il termine, inizialmente fissato per martedì stesso, per presentare emendamenti al disegno di legge sui consigli regionali. La discussione per trovare un accordo nella maggioranza sembrava essersi così riaperta, soprattutto per una questione di convenienza di Fratelli d’Italia, nonostante Forza Italia avesse continuato a dirsi contraria al terzo mandato consecutivo.
Il voto di oggi ha però dimostrato che un accordo non c’era, perché Balboni e Domenico Matera (di Fratelli d’Italia) si sono astenuti, mentre Forza Italia ha votato contro. Calderoli ha detto di avere apprezzato la disponibilità di Fratelli d’Italia ad «affrontare l’argomento e a trovare delle possibili soluzioni. Non ho apprezzato il muro eretto da Forza Italia». Il capogruppo del Partito Democratico Francesco Boccia, invece, ha messo in evidenza la spaccatura della maggioranza, mentre Tajani ha provato a ridimensionarla dicendo che «non è che il centrodestra si fonda sul terzo mandato».
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