Il governo ha approvato un nuovo “decreto flussi”
Prevede la regolarizzazione di quasi 500mila nuovi lavoratori stranieri nei prossimi tre anni, ma il contestato sistema del “click day” per ora rimane

Il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo “decreto flussi” del governo, cioè quella misura con cui annualmente il governo in carica decide quanti lavoratori stranieri far arrivare in Italia con regolare permesso di soggiorno, per categoria: il decreto prevede poco meno di 500mila nuove persone in 3 anni (497.550 per la precisione, di cui 164.850 per il 2026), per ricoprire posizioni di lavoratori stagionali e non stagionali, colf e badanti. Sono numeri in linea con quelli del precedente triennio: tra il 2023 e il 2026 erano stati regolarizzati circa 450mila lavoratori stranieri.
Sebbene il decreto flussi sia spesso definito dall’attuale governo come il modo migliore per far arrivare regolarmente nuovi lavoratori stranieri in Italia, consentendo anche una programmazione per scegliere a quali mestieri dare priorità sulla base delle esigenze delle aziende, in realtà da anni si sa che questo sistema ha diverse cose che non vanno, apparentemente rimaste irrisolte anche in questo decreto.
È noto che molto spesso, attraverso il decreto, vengano regolarizzati lavoratori stranieri già presenti in Italia e che finora avevano lavorato da irregolari. Sono poi molto diffusi i casi di truffa, con cui i lavoratori stranieri vengono regolarizzati per lavori fittizi, spesso in aziende fittizie, per poi finire coinvolti nella criminalità organizzata.
Anche quando si riesce a ottenere l’accoglimento della richiesta, non c’è alcun automatismo per il quale questa si trasformi in un permesso di soggiorno per il lavoratore: secondo dati del ministero dell’Interno negli ultimi due anni solo il 16 per cento di tutte le richieste accolte si è davvero concluso con il rilascio di un permesso di soggiorno. I motivi sono diversi: la burocrazia complicata e le lungaggini amministrative, l’azienda che nel frattempo ha cambiato idea o il lavoratore che è finito in una truffa.
Nel comunicato del Consiglio dei ministri si parla poi di un «ridimensionamento» dei cosiddetti click day, un altro dei problemi: sono giornate in cui sono aperte le richieste dei datori di lavoro per lavoratori stranieri, e vengono evase in ordine di presentazione delle domande. In pratica arriva prima chi fa il click più veloce, secondo una logica ritenuta iniqua dalle imprese, che vorrebbero più flessibilità e più tempo per organizzare le richieste di lavoratori. Inoltre le domande sono sempre molte di più rispetto ai posti disponibili, quindi il click day è una sorta di imbuto. Non è chiaro dal comunicato cosa voglia farne il governo: si dice soltanto che l’intenzione è incentivare in modo graduale gli ingressi “fuori quota”, focalizzandosi sui lavoratori più cercati dai datori di lavoro italiani. Però comunque il sistema non verrà del tutto superato.
Affinché entri in vigore il decreto – che nello specifico è un decreto del presidente del Consiglio dei ministri, un DPCM – deve essere inviato al parlamento per i pareri delle commissioni competenti, poi alla Conferenza Stato Regioni (quella in cui rappresentanti del governo e delle regioni si esprimono su materie di interesse condiviso), per poi tornare in Consiglio dei ministri per l’approvazione definitiva.