Perché Antonio Tajani non ne azzecca una?
Ne parlerà il prossimo numero di Montecit., la newsletter del Post sulla politica, che esce domani
di Valerio Valentini

Dall’Iran all’Ucraina il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, si esercita da settimane in profezie che quasi sempre si rivelano sballate. Vanta rapporti privilegiati che dovrebbero consentirgli l’accesso a informazioni riservatissime, ma al dunque si ritrova disorientato, fuori tempo, in perenne affanno sugli accidenti di un mondo che va a ramengo. Ma non è un caso.
Il punto è infatti che Tajani è in difficoltà sul piano interno, con sondaggi che sono diventati assai meno confortanti rispetto a qualche mese fa e un partito, Forza Italia, che lui ha avuto il merito di tenere in vita contro i pronostici di tutti, ma che ora ristagna. E di qui deriva anche la scelta, suggeritagli da qualche consulente, di rendersi più pop, meno ingessato: un’indicazione che però Tajani mette in pratica promuovendo convegni sul microbiota intestinale dei dipendenti della Farnesina o concorsi sulla musica folklorica finanziati dal PNRR, o lanciandosi in spericolate interpretazioni in chiave mariana della bandiera europea.
Ma non c’è solo Tajani, in questo nuovo numero di Montecit., la newsletter del Post sulla politica, che scrivo io e che uscirà domani, come ogni venerdì. C’è anche Galeazzo Bignami, il capogruppo un po’ troppo “capo” di Fratelli d’Italia alla Camera, e le baruffe tra Carlo Calenda e il centrosinistra. Ci sono anche le parole improvvide del ministro Carlo Nordio sul presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il discutibile senso delle priorità del centrodestra nel riproporre il reato di plagio (non nel senso dei diritti d’autore, proprio nel senso del reato anacronistico – anacronistico già negli anni Sessanta – per cui fu condannato Aldo Braibanti). E poi le bizzarrie parlamentari intorno alla legge sul fine vita. E varie. Ed eventuali.
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