Il governo britannico vuole abbassare l’età per votare a 16 anni
Presenterà una legge, ci si aspetta che passi: se a quell’età si può lavorare, dice, allora si dovrebbe poter votare

Il governo del primo ministro britannico Keir Starmer ha annunciato che in tutto il Regno Unito l’età minima per votare sarà abbassata a 16 anni. È una promessa che i Laburisti ora al governo avevano fatto l’anno scorso in campagna elettorale, e fa parte di una più ampia riforma che ha l’obiettivo di incoraggiare e rendere più facile il voto: secondo il governo di Starmer, è una decisione che rende più equo il sistema politico per le centinaia di migliaia di adolescenti che vivono nel paese. Per farla entrare in vigore ci vorranno alcuni passaggi legislativi, e il governo spera che possa applicarsi già dalle prossime elezioni parlamentari, previste entro il 2029.
Chi ha 16 anni può già votare sia in Scozia che in Galles, ma solo per le elezioni dei parlamenti locali e le amministrative. Quanto alle elezioni per il parlamento del Regno Unito, per il parlamento locale dell’Irlanda del Nord e per le amministrative in Inghilterra il limite invece è 18, come in Italia. Giovedì, annunciando la riforma, il governo di Starmer ha ricordato che a 16 anni nel Regno Unito una persona può già lavorare, pagare le tasse e fare il servizio militare: perciò dovrebbe avere anche il diritto di esprimersi su chi governa.
Per entrare in vigore la riforma dovrà essere approvata dal parlamento britannico, ma ci si aspetta che passi senza problemi, visto che con 399 seggi su 650 i Laburisti hanno un’ampia maggioranza alla Camera dei Comuni, la camera bassa. In seguito dovrà essere approvata un’ulteriore legge che contenga i dettagli necessari per applicarla.
Alcuni dei paesi in cui si può votare già a 16 anni sono Argentina, Brasile e Cuba; in Belgio, Austria, Germania e Malta si può votare a 16 anni, ma solo per le elezioni europee, e vale lo stesso per la Grecia a 17.
La riforma elettorale non si limita a intervenire sull’età minima per votare: prevede di modificare anche le regole sulle donazioni ai partiti con lo scopo di impedire l’influenza di paesi stranieri nelle elezioni nazionali e di limitare le donazioni da parte di società di facciata. Al momento infatti i partiti politici del Regno Unito possono ricevere donazioni da qualsiasi società britannica o multinazionale che opera nel paese, indipendentemente da chi siano i suoi proprietari e da dove arrivino i suoi soldi. Negli ultimi mesi era stata molto discussa la promessa di Elon Musk di finanziare Reform UK, il partito sovranista di Nigel Farage che da mesi è primo nei sondaggi.
I Liberali Democratici del Regno Unito, un partito di orientamento progressista, hanno accolto positivamente l’annuncio dell’abbassamento dell’età del voto, ricordando che lo promuovevano anche loro da decenni. I Conservatori, il secondo partito in parlamento, hanno invece sostenuto che la riforma sia una mossa affrettata e che sia stata elaborata senza le opportune consultazioni. Secondo Farage invece non bisognerebbe poter votare a un’età in cui non ci si può candidare. L’età per candidarsi in politica nel Regno Unito è 18 anni, e il governo non ha detto di volerla modificare.
La riforma prevede inoltre che chiunque potrà votare esibendo al posto dei documenti identificativi una carta di credito oppure la tessera per veterani e reduci di guerra emesse nel Regno Unito, sempre per rendere più accessibile il voto. La ministra britannica per la Democrazia Rushanara Ali, che si è occupata della riforma, ha anche detto che il sistema di registrazione al voto sarà gradualmente automatizzato.
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