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  • Sabato 19 luglio 2025

A queste elezioni in Giappone molto ruota attorno al riso

La coalizione di governo ha provato ad abbassarne il prezzo per riguadagnare i consensi persi, facendo una scommessa politica sul voto nelle città

Un uomo pianta piantine di riso a Taka, in Giappone
Un uomo pianta piantine di riso a Taka, nella prefettura di Hyogo, in Giappone (Getty Images/Buddhika Weerasinghe)
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Alle elezioni del Senato giapponese, fissate per domenica, la coalizione che appoggia il governo potrebbe perdere la maggioranza dopo averla persa anche alla Camera meno di un anno fa. I due partiti che la compongono, il Partito Liberal Democratico (PLD) e il Komeito, entrambi conservatori, sono in difficoltà già da un po’. Ora rischiano di perdere ulteriori consensi a causa dell’aumento dei prezzi, che secondo un sondaggio pubblicato da Asahi Shimbun, il principale quotidiano di sinistra del paese, è il tema principale che condizionerà il voto degli elettori e delle elettrici. Il problema riguarda in particolare il riso, fondamentale per la dieta di moltissimi giapponesi, il cui prezzo è cresciuto molto.

Il prezzo del riso è praticamente raddoppiato nel giro di un anno

Mantenere il prezzo del riso a livelli accettabili per i consumatori è stata una delle priorità del governo e del PLD nei mesi scorsi. Molto è dipeso dalle scelte del nuovo ministro dell’Agricoltura, Shinjiro Koizumi, che ha assunto l’incarico a fine maggio. Koizumi ha preso diverse decisioni, anche contestate, per ridurre il prezzo del riso. Ha scelto di mettere in vendita una grossa parte delle riserve che il governo teneva da parte in caso di emergenza e le ha consegnate direttamente ai supermercati, per evitare di lavorare con intermediari che avrebbero portato a ulteriori rincari. In effetti il prezzo del riso è poi sceso, ma non di molto. Oggi è ancora piuttosto alto, almeno per i nostri standard: si aggira sui 3.500 yen (circa 20 euro) per un pacco da cinque chili.

Da quando è diventato ministro Koizumi ha anche organizzato diversi incontri con i produttori giapponesi di diverse aree rurali, per convincerli della necessità di tenere basso il prezzo del riso, contro i loro stessi interessi.

Koizumi durante un incontro con alcuni coltivatori di riso, qualche settimana fa

In generale le scelte di Koizumi sono state apprezzate dai consumatori, ma criticate molto dagli agricoltori, che proprio grazie all’aumento del prezzo del riso stavano ottenendo ricavi maggiori. È stata una scelta deliberata da parte del governo: secondo gli esperti, il PLD ha deciso di concentrarsi sugli elettori che vivono nelle città, che non si occupano di agricoltura e che in generale sono più interessati a mantenere bassi i prezzi, rischiando di perdere il voto degli elettori delle campagne.

La scelta di sostenere gli elettori urbani, seppur rischiosa in vista delle elezioni di domenica, è anche motivata dalle previsioni demografiche: in futuro le città giapponesi diventeranno sempre più popolose, mentre le province rurali tenderanno a spopolarsi. Meno persone lavoreranno nell’agricoltura, un settore che da anni impiega sempre meno persone e sempre più vecchie (l’età media di un lavoratore agricolo, in Giappone, è di 68,7 anni).

Se il PLD dovesse perdere la maggioranza anche al Senato (che si chiama Camera dei consiglieri) è comunque molto difficile che venga escluso dal governo, che controlla in modo praticamente ininterrotto dalla fine della Seconda guerra mondiale. L’opposizione infatti è molto frammentata. Un eventuale risultato negativo potrebbe però indebolire il primo ministro Ishiba Shigeru, in un momento particolarmente delicato per il Giappone, visto che il suo governo sta trattando con il presidente statunitense Donald Trump per concludere un accordo commerciale ed evitare dazi del 25 per cento sulle importazioni negli Stati Uniti di molti prodotti giapponesi.

Poster elettorali in Giappone

Un uomo cammina davanti ad alcuni manifesti elettorali a Kobe, in Giappone (Getty Images/Buddhika Weerasinghe)

Anche il principale partito di opposizione, il Partito Costituzionale Democratico, si è concentrato molto sul tema del prezzo del riso durante la campagna elettorale, tra le altre cose proponendo di diminuire la tassa sui consumi, simile all’IVA, per ridurre i prezzi. Allo stesso tempo ha cercato di proporre politiche più vicine agli agricoltori: per esempio un aumento dei sussidi e la riduzione di alcune accise sulla benzina, misure che avvantaggerebbero le persone che vivono nelle aree rurali e che usano di più l’automobile per spostarsi.

Il leader del PCD, Yoshihiko Noda, ha iniziato la propria campagna elettorale con un comizio a Kunitomi, nella prefettura di Miyazaki, un importante centro di coltivazione del riso.

E ha tenuto un discorso proprio tra le risaie

Alle elezioni di domenica potrebbero aumentare i loro consensi anche partiti che finora sono stati molto marginali nella politica giapponese. Per esempio Sanseito, un partito di estrema destra, xenofobo, misogino e complottista. Sanseito è stato fondato durante l’epidemia di Covid, e si è subito contraddistinto per le proprie posizioni antiscientifiche sui vaccini, per alcune affermazioni antisemite e per idee molto ostili verso gli stranieri.

Il fondatore e leader del partito, Sohei Kamiya, ha detto di essersi ispirato allo stile di Donald Trump, e ha paragonato il partito a forze politiche di estrema destra europee come Alternative für Deutschland e Reform UK. Il fatto che un partito del genere stia ottenendo un discreto sostegno tra gli elettori (i sondaggi lo danno attorno al 6 per cento) è una novità in Giappone, soprattutto perché da dopo la fine della Seconda guerra mondiale le ideologie basate sul nazionalismo estremo e sul razzismo erano diventate una specie di tabù per la politica giapponese.